Una rete unica al mondo di audioteche in carcere realizzate in 12 istituti di pena di altrettanti capoluoghi di regione.
Tre anni di sperimentazione in 4 carceri italiane, 150 ore di lezione, con musicisti professionisti, in ogni istituto e 15 mila ascolti nella seconda fase del programma.
Questi sono i numeri di “CO2 – Musica per stati d’animo” il progetto sostenuto dalla Siae, rivolto ai detenuti e partito da un’idea dell’ex chitarrista della Pfm (Premiata Forneria Marconi), Franco Mussida che ne è anche coordinatore.
Le composizioni sono inserite in audioteche che, attraverso un software, consentono ai detenuti di arrivare alla musica dopo aver stabilito lo stato d’animo in cui desiderano immergersi, lasciando poi che siano le note stesse ad accompagnarli verso quello spirito.
“Attraverso la genialità di grandi musicisti di tutti i tempi - è stata la felice intuizione di Mussida - la musica offre il suo potere educativo e sensibile a chi ha perso o smarrito la capacità di ‘sentire’.
Da Mozart a Ravel, da Bach a Chopin, passando per Chet Baker, Benny Goodman, le grandi Big Band americane, dallo strumentismo raffinato di Jeff Beck, Carlos Santana, Kenny G, Miles Davis, alla musica progressive ed elettronica strumentale, passando attraverso le colonne sonore di Rota, Morricone, Zimmer, Williams, fino alle versioni strumentali per orchestra delle più belle canzoni, dai Beatles alla tradizione Napoletana"
"Il senso del progetto è la creazione di azioni artistico-musicali orientate alla percezione dei valori interiori dell’individuo che sappiano realizzare un clima di maggiore tolleranza nei confronti della diversità e smorzare le sorgenti dell’odio e del risentimento che nei detenuti si allargano, a cagione dei luoghi di detenzione, quasi per riflesso meccanico. L’intento è lasciare che la musica si ‘infiltri’ nelle persone, agisca come un balsamo interiore che quieta le sorgenti dell’aggressività, favorendo il riannodarsi di nuovi fili di speranza nel rapporto con l’elemento sociale”.
I risultati del progetto? Sono nelle parole di Patrice, detenuto del carcere di Monza:
“Ho sempre usato e usufruito della musica come sottofondo della mia vita. Immaginare soundtrack per vari pezzi della mia storia personale. Solo nel più profondo dolore ne sono stato incapace e mi rifugiavo nel silenzio. Poi succede, accade. Inaspettata una nota o una melodia che trascina il tuo subconscio, lo slega e fa respirare i tuoi occhi. Ora in questa detenzione non ho la musica che vorrei, ma grazie al progetto e alla disponibilità del docente sono riuscito a scaldarmi in piccoli angoli di libertà sonora. Calore. Soprattutto quello”.
SITO WEB : http://www.co2musicaincarcere.it/