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L’espressione “cervelli in fuga” ci risuona continuamente nelle orecchie, come una colpa. Pensare al lavoro in Italia, alla condizione di tanti giovani laureati, di quarantenni o anche cinquantenni che hanno perso l’occupazione e sono costretti a reinventarsi, fa davvero male. Le ricerche statistiche ci parlano di eserciti di precari (in alcuni Paesi più che in altri), che hanno raggiunto da tempo la “maggiore età lavorativa”, dopo l’ennesima collaborazione decidono di lanciarsi in un’esperienza all’estero.

Pensando, con questa mossa, di riuscire a guadagnarsi un pezzettino di stabilità economica, di equilibrio sociale. 

Riacciuffare i talenti perduti, restituirli all’Italia dovrebbe essere una delle principali preoccupazioni della politica. E la politica siamo noi. Ciascuno di noi può e deve lasciare una traccia, ha il dovere di partecipare, di spingere il paese verso il futuro, con gli strumenti che la democrazia prevede. E con quelli che la creatività è in grado di generare. 

Talents in motion https://www.talentsinmotion.org/it/who-we-are/chi-siamo.html è uno di questi. Una startup che si pone l’obiettivo di programmare e attuare azioni a supporto del sistema Italia, non soltanto a livello formativo, ma anche legislativo e fiscale.

Un’iniziativa di responsabilità sociale, promossa da decine di imprese, associazioni, università ed enti istituzionali uniti da un comune obiettivo: valorizzare i talenti italiani. Mettendoli, attraverso la tecnologia di una piattaforma on line, in comunicazione con le grandi aziende. I giovani e meno giovani emigrati all’estero hanno così la possibilità di visionare le opportunità di lavoro in Italia, rappresentate anche soltanto dai progetti che le aziende decidono di mettere in rete. Per chi si trova all’estero, avvicinarsi a Talents in motion dovrebbe significare libertà di movimento: delle informazioni, anche di carattere fiscale, delle conoscenze, delle idee che aspettano competenze e professionalità per essere realizzate. 

Uno strumento, quello voluto da Patrizia Fontana e supportato da numerose realtà, che mira quindi a rendere attraente il nostro paese, dal punto di vista delle professioni, degli investimenti. Con l’auspicio di coinvolgere un numero sempre crescente di aziende, anche le piccole e medie imprese, lo zoccolo duro dell’imprenditoria italiana. 

Secondo le statistiche, in Italia la fuga dei cervelli ha un costo di 14 miliardi di euro l’anno, equivale cioè ad un punto percentuale del PIL.

Sono tantissimi anche gli adolescenti che scelgono di studiare all’estero, percorrendo una strada che difficilmente li riporterà indietro, nel loro paese d’origine. Almeno finché il mercato del lavoro conserverà le caratteristiche attuali. Resterà cioè asfittico e poco premiante per tutti e addirittura penalizzante per chi ha completato gli studi universitari e non vede possibilità di partecipare ad un processo di selezione, sulla base del solo merito.