Visto 4701 volte

Nei primi 9 mesi dell'anno (gennaio-settembre 2016) sono aumentati i licenziamenti e diminuite le assunzioni a tempo indeterminato. Pubblicati i nuovi dati dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps. 

Le assunzioni a tempo indeterminato sono calate del 32,3% (-442.580), così pure anche quelli stagionali (-7,3%). In diminuzione le cessazioni, del 5,4%, e cioè 215.877 in meno. 
Aumentano invece le assunzioni a termine (91.460, +3,4%) e quelle in apprendistato (28.902, +20,8%). Complessivamente, i nuovi rapporti di lavoro e cioè le assunzioni sono in calo di 359.328 unità (-7,7%).  Dall'analisi dei rapporti di lavoro in essere, la variazione netta è positiva: nei primi 9 mesi, sono 47.455 i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, (a fronte di 1.165.879 cessazioni ci sono stati 925.825 nuovi rapporti di lavoro); e 522.260 quelli a tempo subordinato (4.314.326 nuovi rapporti e le 3.792.066 cessazioni).

Nuovi rapporti di lavoro
Sul calo delle assunzioni, la percentuale maggiore è all'estero (-18,2%). In Italia, invece, il dato si attesta al -7,7%. Nello specifico: al Centro (-11%), al Sud (-9,6%) e al Nord Ovest (-7,9%). Ed ancora al Nord-est (-3,3%) e nelle isole (-5,1%). 
In particolare in Basilicata si arriva al -14,4%, di un punto distante dal Lazio, fermo al 14,3%, A seguire, l'Abruzzo (-12,4%) e il Molise (-11,9%) e l'Umbria (-9,2%). Variazioni positive sono state registrate solamente in Valle d'Aosta (+1%) e nel Trentino Alto Adige (+0,9%). 

Rapporti di lavoro cessati
Nei primi 9 mesi, sono diminuite, in maniera determinante le cessazioni degli apprendisti (-14,3%), e quelli stagionali (10,4%). Le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato sono invece calate del 7,2% (-90.169), e quelle dei rapporti a termine del 2,9% (-63.650). Le variazioni contrattuali di rapporti di lavoro esistenti risultano in calo del 29,4%. 

Licenzamenti
Nei primi 9 mesi del 2016 i licenziamenti di lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono cresciuti del 4% rispetto allo stesso periodo del 2015 (da 430.894 a 448.544) mentre sono aumentati del 28% quelli per motivi disciplinari (giusta causa e giustificato motivo).  Secondo il presidente dell'Inps, Tito Boeri, l'incremento dei licenziamenti disciplinari è dovuto all'introduzione delle dimissioni on line. Questa normativa ha di fatto portato a una riduzione delle dimissioni volontarie (la procedura infatti, sottolinea, è troppo complicata, soprattutto per gli stranieri) e un aumento dei licenziamenti disciplinari.