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Per la prima volta i figli saranno più poveri dei genitori. Lo dice il 50esimo rapporto del Censis in cui si registra un inedito ko dei giovani.

Rispetto alla media della popolazione, oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%. Nel confronto con venticinque anni fa, i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di allora, mentre per gli over 65 anni è invece aumentato del 24,3%.
La ricchezza degli attuali “millennial” è inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell'insieme il valore attuale è maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani è maggiore addirittura dell'84,7%.
Il divario tra i giovani e il resto degli italiani si è ampliato nel corso del tempo, perché venticinque anni fa i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione del 5,9% (mentre oggi sono inferiori del 15,1%) e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (mentre oggi lo è del 41,1%).

Occupazione a bassa produttività. Tra il 2013 e il 2015 c'è stato il recupero di 274.000 occupati. Nel primo semestre del 2016 l'andamento dell'occupazione è ancora positivo, con una variazione pari a +1,5% rispetto allo stesso semestre del 2015. Nel periodo gennaio-agosto 2016, inoltre, il contratto a tempo indeterminato è stato utilizzato nel 21,3% dei rapporti di lavoro attivati (nel 2015 la quota era molto più alta: 32,4%). I contratti a termine sono il 63,1% del totale. L'innovazione normativa (decontribuzione e Jobs Act con i contratti a tutele crescenti) ha quindi fatto fibrillare il mercato del lavoro. Boom dei voucher: 277 milioni di contratti stipulati tra il 2008 e il 2015 (1.380.000 lavoratori coinvolti, con una media di 83 contratti per persona nel 2015) e 70 milioni di nuovi voucher emessi nei primi sei mesi del 2016. È il segnale che la forte domanda di flessibilità e l'abbattimento dei costi stanno alimentando l'area delle professioni non qualificate e del mercato dei «lavoretti». Alla nuova occupazione creata ha infatti corrisposto una bassa crescita economica. I nuovi occupati dall'inizio del 2015 sono associati a una produzione di ricchezza di soli 9.100 euro pro-capite. La produttività si è ridotta da 16.949 euro per occupato (I trimestre 2015) a 16.812 euro (II trimestre 2016). Se la produttività fosse rimasta costante, nell'ultimo anno e mezzo il Pil sarebbe cresciuto complessivamente dell'1,8% e non solo dello 0,9% come invece abbiamo registrato.