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Si chiamerà Immuni e servirà a tracciare i contatti per fornire alle Autorità un quadro più o meno indicativo della diffusione del contagio da Covid-19 e della sua localizzazione. La tecnologia al servizio del sociale è una declinazione che gli italiani hanno imparato ad articolare proprio nei giorni dell’emergenza sanitaria. Senza device, quindi senza i supporti per i vari skype, whatsapp, twitter e piattaforme varie, non sarebbero stati possibili neanche i contatti virtuali e ci si sarebbe trovati tutti in una sorta di cecità nella cecità. Quella dovuta alla necessità di fronteggiare una nuova pericolosa malattia, in assenza di cure specifiche e con mezzi non del tutto all’altezza dell’arduo compito. Carenze strutturali che sono state colmate da una straordinaria capacità di resilienza del personale sanitario coinvolto. Il tributo dei medici e degli infermieri alla pandemia, anche in termini di vite umane, è altissimo. Nessun paese era pronto ad affrontare un nemico del genere.

In una fase che arriva subito dopo l’emergenza - siamo quasi al passaggio - diventa ancora più importante fare in modo che a tutti siano garantiti guanti, mascherine e disinfettanti e che, una volta fuori (e non più in casa, al riparo), ci sia la possibilità, per ciascun cittadino, di orientare nel modo giusto i movimenti. L’app Immuni, messa a punto da un’azienda italiana che si chiama Bending Spoons dovrebbe servire a questo, a muoversi negli spazi urbani con maggiore consapevolezza.

Ma c’è chi già ne mette in dubbio l’efficacia. Si potrà infatti scaricarla volontariamente, non sono previsti obblighi in questo senso, e sarà facoltativa la condivisione dei dati da parte di chi è positivo.

La necessità in questo caso si scontra con le libertà, con la privacy e, sottolineiamolo, con la scarsa preparazione digitale della popolazione italiana. Anche per via di mancati investimenti nell’ambito innovazione, da parte dei vari governi che si sono succeduti alla guida del paese. Un paese evidentemente più impreparato di altri, con aree dove l’analfabetismo digitale è quasi “naturale”.

L’app che il Governo ha deciso di adottare per il contact tracing è stata sviluppata in collaborazione con il Centro Medico Sant’Agostino. Dovrebbe tracciare i contatti delle persone in forma anonima, attraverso la tecnologia Bluetooth che si usa per scambiare informazioni tra gli smartphone. Per capire come funzionerà, facciamo un esempio: una persona risultata positiva al tampone riceverà un codice dall’operatore sanitario e, con il suo consenso, l’app condividerà il dato anonimizzato, insieme alla lista di persone, anonime, che hanno avuto contatti con lei. Chi riceve quindi l’informazione di aver incrociato, nei suoi spostamenti quotidiani, un positivo al coronavirus potrà isolarsi in quarantena e contattare a sua volta le autorità sanitarie. Non si sa ancora quali saranno i tempi di rilascio dell’app sugli store on line. E meno si sa sull’uso che ne faranno i cittadini.

Si spera che la responsabilità prevalga su un altro genere di considerazioni.

E che l’applicativo possa essere via via perfezionato, per poter davvero risultare uno strumento ulteriore nella lotta al Covid-19.