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I cambiamenti dovuti, ovunque nel mondo, all’aumento costante dei casi di contagio da Sars-CoV-2 sono ormai parte del nostro vivere quotidiano. Alcuni di essi sono evidentemente meno noti, sia perché meno visibili, sia perché non hanno un impatto diretto su tutta la popolazione. 

In Europa, come negli altri continenti, è mutato anche il modo di viaggiare. E non sono pochi coloro i quali preferiscono dirottare le loro attenzioni sui treni, soprattutto quelli notturni, a svantaggio degli aerei. 

La notizia è riportata dal quotidiano britannico The Guardian. Il nuovo coronavirus sta in qualche modo rilanciando i vecchi cari viaggi in treno. Tornano sui binari, per la felicità dei nostalgici, le carrozze munite di cuccette e posti letto a castello. 

In realtà, etichettare il desiderio di spostarsi da una città all’altra sulla strada ferrata, durante le ore notturne, come un anelito alla nostalgia è un errore di valutazione, anche piuttosto grossolano. 

I passeggeri scelgono i treni non solo per evitare le sale d’attesa degli aeroporti, inevitabilmente affollate, sebbene i controlli non manchino, ma anche per rispondere ad una domanda di tipo diverso. A parlare, per questi utenti, è anche la loro coscienza ambientalista. La consapevolezza che sia meglio affrontare un viaggio a corto raggio in treno, piuttosto che in aereo, perché il secondo è di gran lunga più inquinante. 

Cresce dunque il sentimento di rispetto che si deve all’ambiente, oltre che alla propria salute e a quella pubblica (se si pensa al covid). Senza considerare che il viaggio notturno, a bordo di un treno, conserva ancora quell’aura di romanticismo e avventura che lo ha sempre contraddistinto. 

La discussione sull’opportunità di riavviare tratte ferroviarie ormai dimenticate, per collegare città di diversi Stati dell’Unione è aperta anche in sede parlamentare. Nelle ultime settimane chi ha seguito i lavori delle commissioni europee è stato investito da raffiche di annunci in tal senso e neanche sono mancati viaggi inaugurali di nuove linee ferroviarie. Giusto per fare un esempio, il governo svedese ha promesso fondi per due nuove tratte, per il collegamento di Stoccolma e Malmö con Amburgo e Bruxelles. Mentre c’è chi sostiene che le compagnie ferroviarie private dovrebbero essere agevolate da leggi apposite, relativamente al pagamento delle tasse per l’uso delle infrastrutture, c’è chi sottolinea la necessità di incentivi statali all’uso del mezzo decisamente più ecologico, rispetto all’aereo, e del ricorso a fondi da destinare alle compagnie aeree statali che operano sulle tratte brevi. 

In Italia le opere infrastrutturali rappresentano una partita tutta da giocare, per l’avvio della quale i player sono in ritardo di anni. Anche il nostro Paese punta, come la Cina, gli Usa e il Regno Unito, sulle infrastrutture, per rilanciare l’economia. Il relativo programma è inserito all’interno del piano Italia veloce del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e considera le grandi opere un investimento chiave per il futuro post-Covid del Paese. Il lavoro da fare è tanto; il trasporto sostenibile in Italia era in grave crisi, prima ancora dell’esplosione della pandemia. Basta dare un’occhiata ai numeri del Rapporto 2019 sulla composizione del trasporto passeggeri, per rendersene conto. Più dell’80% dei viaggi/trasporti si svolge sulle automobili, il 12,2% è affidato agli autobus, mentre tram e metro coprono soltanto lo 0,8% e i treni il 6,2%.